Grecia, Tilford: "All'Ue serve un asse Roma-Parigi"
L'economista Tilford: "Sì a un asse franco-italiano per salvare Atene" E su Renzi: «Scenda in campo prima che tutto degeneri". La locomotiva tedesca si è fermata all'ingresso di Atene. E lascia il passo a quella franco-italiana. Questa volta non è infatti la Germania a potere salvare la Grecia e tutta l'Unione europea. Davanti al risultato del referendum ellenico e al rischio di una Grexit per accidente "gli unici a poter risolvere la crisi greca e dell'Ue sono l'Italia e la Francia", la pensa così l'economista Simon Tilford, vicedirettore del Centro per le riforme europee (CER) con sede a Londra. "La Grecia ha messo in evidenza le debolezze strutturali dell'euro", dice a Lettera43.it. E i primi "a sentire gli stessi sintomi e a capirli sono due grandi Paesi come l'Italia e la Francia", per questo "sono Hollande e Renzi che devono intervenire per convincere la Germania a fare la sua parte".
DOMANDA. Mission impossible? Sinora da Berlino si sente solo ripetere che quello che ha fatto la Grecia è insufficiente.
RISPOSTA. "La Grecia non ha fatto niente" è un ritornello che in questi anni è stato usato e abusato sin troppo e che ora ha avuto un effetto boomerang su tutta l'Ue.
D. Non è così?
R. In realtà Atene ha fatto molto. È vero, ha ancora una spesa pubblica enorme, ma continuare a dare questa immagine è distruttivo per tutti.
D. Che cosa devono fare i greci per esorcizzarla?
R. Mettere sul tavolo di Bruxelles un buon pacchetto di riforme della Pubblica amministrazione, del sistema fiscale e della giustizia. Ma non serve altra austerity, sarebbe solo una scelta molto dannosa.
D. Il voto del referendum infatti era contro l'austerity e non contro l'Ue, come invece hanno detto i politici europei.
R. Penso che suggerire che il voto fosse contro l'Ue sia stato molto stupido. Una scelta strategica sbagliata, a Bruxelles si sono messi sulla difensiva, ma la Grecia non è un Paese antieuropeo.
D. Però è la Grecia che ha innescato la più grave crisi della storia dell'euro. Come andrà a finire?
R. La paura dei Paesi europei di soffrire un altro terremoto economico e sociale, nonostante abbiano attraversato un'enorme recessione, è qualcosa che dovrebbe rappresentare una sveglia per tutti.
D. In che senso?
R. È l'ultimo allarme prima che la politica europea rimanga paralizzata. Lo stallo e le incertezze a cui abbiamo assistito in questi mesi non hanno risolto niente, anzi, hanno peggiorato la situazione.
D. Non è quindi tutta colpa della Grecia?
R. I greci potevano promettere di fare più riforme, ma la loro economia non è contratta a causa della mancata riforma delle tasse. Certo, avrebbero dovuto farla, ma non è questo che ha creato una esposizione così grave del Paese.
D. Allora è colpa di Tsipras, come hanno scritto numerosi media?
R. Le cose potevano andare meglio in Grecia se Syriza avesse affrontato più velocemente la realtà, l'economia stava cominciando a crescere un po', ma non dimentichiamoci che la posizione del debito greco era comunque ancora insostenibile.
D. Quindi non sarebbe cambiato nulla con o senza l'ormai ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis?
R. Quello che ha davvero peggiorato la situazione è stata la decisione della Banca centrale europea (Bce) di tagliare la liquidità alle banche greche.
D. Che cosa dovrebbe fare adesso il presidente della Bce Mario Draghi per porre rimedio?
R. Purtroppo continuerà a non fare niente fino a quando crede di avere ancora una copertura politica da parte dell'Eurogruppo. A Francoforte aspetteranno sempre le decisioni dei ministri delle Finanze.
D. E soprattutto di Angela Merkel.
R. Non credo che la cancelliera tedesca dirà molto in questo momento. La Bce forse aspetterà ancora un po' tempo e poi metterà al voto che cosa fare.
D. Per ora ha solo deciso di non tagliare né aumentare la liquidità delle banche greche. Immobilismo?
R. Il problema è che la Bce non si sente in grado di intervenire senza una qualche copertura politica.
D. Quindi è l'empasse?
R. Sì, perché non penso che ora i tedeschi facciano qualcosa.
D. Questa Odissea quanto durerà?
R. L'unica speranza è che i francesi e gli italiani, che sono molto simili, decidano di prendere in mano la situazione.
D. Pensa che Hollande e Renzi possano salvare non solo la Grecia ma anche l'Ue?
R. Ci devono provare. Soprattutto Renzi è quello che ha più volte sottolineato la necessità di un cambiamento, di costruire una Europa diversa, discutere non solo di austerity e bilanci, ma di valori. E ora è il momento di ottenere un risultato.
D. Quale?
R. Riuscire a mettere sul tavolo dei leader dell'Eurozona la questione della ristrutturazione del debito greco.
D. Questione che a Berlino non è stata presa nemmeno in considerazione.
R. Per questo è Renzi che deve scendere in campo. Certo a patto che la Grecia prometta di raggiungere determinati target fiscali e faccia alcune concessioni.
D. In caso contrario?
R. Senza questo non vedo davvero altre possibilità per raggiungere un accordo. L''Italia e la Francia devono provare a smuovere la situazione, solo così la Germania potrebbe seguirli.
D. Quindi non più una Ue a trazione tedesca, ma franco-italiana?
R. La Germania continua ad avere un ruolo molto importante, ma non penso che ora voglia lottare per un cambiamento, se lo farà è perché altre economie la costringeranno a farlo. A essere più preoccupati e a temere ripercussioni dirette sono l'Italia e la Francia, per questo devono scongiurare che la situazione degeneri.
D. Che l'Unione europea si spacchi a metà?
R. Sì, tra la crisi greca e l'immigrazione il pericolo rottura c'è. Hollande e Renzi devono cercare di convincere la Germania che non si può rischiare di spaccare l'Eurozona o metterla in pericolo nel lungo termine a causa di una Grexit.
D. E se non ci riescono?
R. Se non funzionasse, se la Germania continuasse a essere inflessibile, non sarà un bel vedere.
D. Già non lo è ora...
R. Esattamente. I media, soprattutto quelli tedeschi, hanno fatto una campagna contro Atene che rischia di lasciare strascichi molto pericolosi. I politici stanno avendo un atteggiamento tossico: persino il leader dell'Spd, il vicecancelliere Sigmar Gabriel, sta mandando dei messaggi contro la Grecia che non hanno niente a che vedere con la cultura socialdemocratica.
D. Per esempio?
R. Ha detto che con il 'No' al referendum è stato distrutto l'ultimo ponte che poteva collegare la Grecia all'Europa.
D. Hanno tutti paura di perdere il potere?
R. Non si capisce bene, perché da una parte parlano dei valori europei, della solidarietà, dall'altra parte si comportano in maniera esecrabile che non ha niente a che vedere con la solidarietà.
D. È la nemesi Ue voluta dai politici per condannare la tracotanza greca?
R. La loro è una risposta emozionale, assolutamente inutile e pericolosa, perché rischia di inquinare ancora di più il clima politico.
D. Hollande dopo l'incontro con Merkel ha provato richiamare tutti a un «equilibrio tra solidarietà e responsabilità».
R. Sì, ma finora la solidarietà è mancata su ogni fronte, basta vedere come è stata gestita le questione immigrazione a livello europeo.
D. Insomma la Grecia è solo il vaso di Pandora, cosa c'è dentro?
R. Ci sono tante sfide, ma alcune possono essere superate come la questione della Brexit (l'uscita del Regno Unito dall'Ue, ndr), le difficoltà dell'Eurozona.
D. E qual è allora il tallone di Achille dell'Ue?
R. L'incapacità ddi risolvere problemi che hanno una rilevanza globale come il tema dell'immigrazione: non sono capaci di condividere tematiche di questo genere, umane, sociali, politiche.
D. E neanche quelle economiche a quanto pare. Che cosa sperare per la Grecia e l'Ue?
R. Non sono molto ottimista, sento da più parti che tutti aspettano un maggior coinvolgimento da parte di Francia e Italia. Spero succeda.